Il cielo è di tutti – Gianni Rodari

Qualcuno che la sa lunga

mi spieghi questo mistero:

il cielo è di tutti gli occhi,

di ogni occhio è il cielo intero.

 

E’ mio, quando lo guardo,

è del vecchio e del bambino,

del re e dell’ortolano,

del poeta e dello spazzino.

 

Non c’è povero tanto povero,

che non ne sia il padrone,

il coniglio spaurito

ne ha quanto il leone.

 

Il cielo è di tutti gli occhi,

ed ogni occhio se vuole

si prende la luna intera,

le stelle comete, il sole.

 

Ogni occhio si prende ogni cosa

e non manca mai niente:

chi guarda il cielo per ultimo

non lo trova meno splendente.

 

Spiegatemi voi dunque,

in prosa o in versetti

perché il cielo è uno solo

e la terra è tutta a pezzetti.

In punta di piedi

“In punta di piedi” è una poesia di Debora Corridori nata all’interno del progetto “La gioia dell’impossibile” – musica, parole e immagini dal carcere, in cui l’autrice racconta in forma poetica l’esperienza personale che ha vissuto con i detenuti della Casa circondariale di Grosseto. La poesia è stata letta da Maria Rita Pagni, membro dell’Associazione culturale Movimenti, durante la performance finale dei detenuti il 26 maggio 2014. Successivamente la poesia è stata arricchita da alcune immagini elaborate da Piero Bronzi, interpretata da Maria Rita Pagni e dall’autrice stessa, e proposta al concorso Internazionale di poesia “Alda Merini”.

In punta di piedi …

In punta di piedi

ho bussato

a una porta irta

di chiavistelli

e vincoli …

Difficili da penetrare,

difficili da condividere.

Non sapevo che cosa avrei trovato …

oltre.

In mano poche idee,

un po’ di tempo …

il misterioso desiderio di esserci,

inconsapevolezza.

In punta di piedi mi sono avvicinata …

apparente lontananza di un mondo estraneo,

vite scoperte a forza,

dolore e privazioni insopportabili,

abbandoni e rimorsi,

voglia di farcela,

paura di farcela …

camicie di forza legate strette strette

a un cuore avido e generoso di parole …

In punta di piedi,

colori, forme, racconti

conquistano il vuoto,

scavato giù in fondo

da acqua impietosa,

paziente e testarda di tragedie quotidiane

o fiume in piena di inganni ed eventi crudeli:

il vuoto cangia in spazio,

possibilità …

occasione …

gioia dell’impossibile,

inspiegabile, inattesa, presente …

Avete colmato di semi preziosi

queste mani incerte e indegne …

ad ogni incontro …

e in punta di piedi, come non so,

germogliano nel mio giardino

nuove piante da offrire …

Vorrei aver lasciato qualcosa anche io …

Vi lascio la mia gratitune …

E uno spiraglio sulla bellezza che siete,

più potente,

sempre,

di ogni ingannevole voce assassina,

che si ostina a negarla.

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