L’ arroganza dell’ isolamento

L’ arroganza dell’ isolamento

Stephen Hawking

 

Non da molto ci ha lasciati Stephen Hawking, un genio, un uomo con una libertà di pensiero, ironia e leggerezza, che parevano sbeffeggiare la malattia che aveva reso il suo corpo un peso.

Parlava della sua vita di fisico teorico a Cambridge come una esistenza privilegiata, ma con la sensazione di vivere in una torre d’ avorio sempre più alta.

Diceva con la “non sua” emozionante voce metallica: “Le vite delle persone più ricche nelle parti più prospere del pianeta sono dolorosamente visibili a chiunque, per quanto povero, abbia accesso a un telefono. E visto che ormai nell’ Africa subsahariana sono più numerose le persone con un telefono che quelle che hanno accesso all’ acqua pulita, fra non molto significherà che quasi nessuno, nel nostro pianeta sempre più affollato, potrà sfuggire alla disuguaglianza”.

Le conseguenze di ciò sono sotto gli occhi di tutti: uomini, donne, bambini che per non morire vanno in cerca di una vita migliore, nella nostra sempre più alta torre d’ avorio, zeppa di isolamenti disperati, sopportati da sonni benzodiazepinici.

Come diceva Hawking LORO/NOI “ci troviamo in un momento pericoloso nella storia dello sviluppo dell’ umanità. Possediamo la tecnologia per distruggere il pianeta su cui viviamo, ma non abbiamo ancora sviluppato la capacità di fuggire da questo pianeta”.

Le torri d’ avorio, i sonni chimici, le barriere, i muri, interni ed esterni vanno eliminati.

INSIEME.

Sempre Hawking:” Possiamo riuscirci, io sono di un ottimismo sfrenato sulle sorti della mia specie: ma sarà necessario che le elites, da Londra ad Harvard, da Cambridge a Holliwood, imparino le lezioni di questo mondo che sta cambiando. Che imparino, soprattutto, una certa umiltà”.

Anche nelle nostre piccole alte torri, non farebbe male.

Roberta Minacci

 

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