E alla fine il cielo

Questa splendida gallery fotografica è fatta con le illustrazioni di Debora Corridori per il libro “E alla fine il cielo“, edito da Edizioni Effigi di Arcidosso.

 

Questa performance di lettura, musica e istallazioni si incentra sulla figura di Pia de’Tolomei, sul canovaccio del libro di Piero Bronzi e Debora Corridori “E alla fine il cielo”.
La storia di questa donna, cantata da Dante Alighieri nel canto 5 del Purgatorio e narrata in svariate maniere nei racconti popolari è quella del suo matrimonio con Nello d’Inghiramo dei Pannocchieschi, nobili senesi del 1300. Nello parte per la guerra, Pia lo aspetta, fino a che non viene riferito all’uomo che la moglie lo tradisce. O almeno così Nello dice, anche se forse vuole semplicemente sposare un’altra.
Qui la storia diventa tragicamente attuale: non si parla, non si domanda, non ci si mette in discussione. Si punisce. Si annienta. Pia verrà rinchiusa e segregata in totale solitudine in una torre al Castel di Pietra di Gavorrano fino a quando il marito non decide di farla uccidere.
Il drammatico” Siena mi fèdisfecimi Maremma” con cui Pia racconta la sua vita a Dante.
Salta agli occhi, appunto, la contemporaneità di questa storia di possesso di un essere umano verso un altro. Di un uomo contro una donna: tu non soddisfi il bisogno di conferma del mio Ego, quindi io ti isolo dal mondo fino a quando non sarai morta. Psichicamente sempre, troppo spesso anche fisicamente.
Ma, come vedremo, la nostra Pia è una donna che neppure di fronte al più bieco degli abbandoni perde la voglia di vivere. Ascolta voci lontane e si nutre dei cambiamenti che le mostra il fico che vede dalla finestra della sua galera. Nel ciclo vitale della pianta ella rivive le sue emozioni e i suoi ricordi, come se nell’evento della nascita delle foglie, dei frutti e infine nella caduta delle foglie, fosse contenuta e rivissuta, tutta d’un fiato, la sua vita; e nell’impossibilità di aspettare il rinnovamento e la rinascita di nuove stagioni e fioriture, Pia cede alla paura e all’inganno del tempo. Per poi fare un salto, ma non sappiamo bene quale. Per qualcuno è la resa, per qualcuno è la rinascita. E quando sopravviene l’autunno Pia scappa, vola, con le foglie caduche del fico e ci piace raccontarvi che non è una morte la sua, ma una fuga dalle sbarre che serve da immagine di vita per tutti coloro che vivono dietro ogni forma di sbarra e di porta chiusa dall’ altro.
Sicuramente per noi la Pia è stato un percorso: più che raccontare la storia di una vittima è stato scoprire una immagine di donna che ci ricorda sempre che nelle sue forme armoniose e recettive è rappresentato il mondo non materiale umano, ricco, fertile e mai passivo: pensiero, sogno, realtà psichica, arte, creatività. Un mondo dimenticato e compresso, specificamente umano ed essenza di ogni donna come di ogni bambino e di ogni uomo.
Ma l’insostenibile e la compressione possono generare un’energia liberante, che porta all’essenza della vita e alla verità del proprio essere, per condurlo, anche attraverso vie non ortodosse o insospettabili, al movimento, all’espansione, alla leggerezza del volo e alla riconquista di un cielo, come possibilità, spazio e libertà.
L’esistenza di tutti noi, probabilmente è la storia di cieli perduti, dimenticati, rubati o negati e delle possibilità che la vita ci offre di riprenderli o scoprirli, in un susseguirsi di dialoghi, di incontri, di occasioni còlte o lasciate, di costrizioni e dilatazioni, di lotta tra vita e morte, per una continua espansione, però, verso la vita stessa, la verità e la bellezza …
“E alla fine il cielo” …

 

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